Abbiamo passato tutta l'estate al suono delle canzoni - con buona pace di chi ha detto che i juke-boxes hanno messo finalmente il silenziatore... - e la grande ondata di ritmi e melodie, di strilli e di "yè-yè" non accenna a calmarsi. Non c'è crisi, né congiuntura che possano spegnere i focosi entusiasmi del mondo della canzone. Un mondo, è noto, con un giro d'affari di diversi miliardi e con poche cambiali. Una autentica rarità.
Già i solerti "talent-scouts" sono al lavoro e setacciano le balere della periferia e le sale da ballo della provincia nella speranza di scovare il nuovo "fenomeno", i compositori stanno allineando sul pentagramma le note dei nuovi successi, gli arrangiatori cercano gli effetti più curiosi perché la canzone - questo è il segreto del successo - con le sue prime quattro battute possa fare presa, gli insonni "press-agents" studiano le storielle più romanzesche onde ravvivare le quiete e borghesi biografie delle nuove ugole d'oro.
Ecco dunque l'appassionante interrogativo di questi mesi. Avremo un rafforzamento della corrente Cinquetti, oppure il "pavonismo" trionferà su tutta la linea? Chi succederà a Bobby Solo e a Celentano? In attesa di conoscere le risposte esaminiamo i risultati della trascorsa estate canora e puntiamo il dito su quattro giovanissimi, un francese (Richard Anthony), un americano (Gene Pitney) e due italiani (Gianni Morandi e Michele) che ci sembra abbiano fatto sentire più alta la loro voce. [...]