È stato come capitare in mezzo a una guerra, anzi una guerriglia. Piccoli gruppi di commandos decisi a tutto assalivano e conquistavano i caposaldi avversari che venivano catturati dopo una breve quanto inutile resistenza. Una guerra dell'amore e dell'entusiasmo, perché chi assaliva erano gli ammiratori e, cari nemici, i cantanti.
Era, dicevamo, una guerra d'amore. E siccome, appunto in guerra e in amore ogni mezzo è concesso per giungere al fine, abbiamo assistito a episodi trascendentali e commoventi. Il vostro cronista aveva un incarico preciso. Doveva aggirarsi negli spogliatoi e descrivere quello che sarebbe accaduto tra le quinte. Un mondo dove tutto è possibile.
Dove può accadere che una ragazzina con le treccine bionde e lo sguardo di un mite azzurro segua col dito un cavo elettrico che esce dalla cabina degli impianti tecnici. Là dentro si era rifugiato Remo Germani. La ragazzina vuole l'autografo e non può entrare. Così segue col dito il cavo e va a vedere dove mai termina. Se non sparisse in un lungo cubicolo, che cosa ti farebbe quell'innocua fanciulla? "Lo staccherei", ci racconta tranquillamente, "così uscirebbe qualcuno per riattaccarlo e io sguscerei dalla porta e mi farei fare l'autografo da Remo".
Sono in molti ad aver letto quello che accade quando si scatena l'entusiasmo collettivo alla Salle Pleyel di Parigi o all'Alhambra di Londra. Eppure sono ancora in molti a credere che il giornalista calchi la mano, che deformi la realtà.
Possiamo solennemente affermare che non è vero; caso mai è vero il contrario.
[...]Fulvio A. Scocchera
("CIAO AMICI" - maggio 1964)
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