"È molto meglio che lei mi faccia delle domande: sono troppo pigra, ho bisogno di essere sempre sollecitata e costretta a fare qualcosa, se no vi rinuncio molto volentieri"
[...] Si è detto che la sua carriera
la si potrebbe paragonare al suo viso: sorprendente, quasi irreale.
[...] "Fu nel '58. Il regista-attore Raymond Rouleau, aveva
organizzato un concorso teatrale: "Nascita di una stella".
Mia sorella, che desiderava intraprendere quella strada, decise di
parteciparvi. Venne il giorno dell'audizione e io le chiesi di
poterla accompagnare. Avevo una grande ammirazione per Rouleau e
desideravo ad ogni costo conoscerlo. Avrei potuto lasciarmi
sfuggire quella occasione? Rouleau fu molto buono con me. Mi
trovai quasi senza accorgermi finalista del concorso, e lo vinsi.
Pensi, senza aver mai preso una lezione di dizione. Fu allora che
Maité Doumenach fu costretta a cedere il passo a Marie Laforet".
I suoi successi d'attrice sono
piuttosto noti. Vediamo ora com'è nata la cantante.
"Ebbene, anche qui tutto è
capitato per caso. Mi piaceva cantare, ma non pensavo certo di
diventare una cantante. Anzi se oggi lo sono lo devo esclusivamente
ai molti amici che mi hanno, è proprio il caso di dirlo, spinta a
viva forza a intraprendere questa strada. Comunque tutto cominciò
con la mia partecipazione al concorso: "Europa n.1".
Poi il resto venne quasi meccanicamente: le prime incisioni, i primi
consensi e le soddisfazioni".
In effetti Marie ha salito rapidamente
la scala del successo.
Pensate che recentemente ha vinto il
concorso di Radio Lussemburgo: Una canzone per l'estate, raccogliendo
l'unanimità dei consensi degli ascoltatori di quell'Ente. Per la
cronaca ricorderemo che allo stesso concorso, al secondo posto, si è
classificato il nostro Bobby, con la sua premiatissima Lacrima. [...]
Si dice che lei sia un tipo timido e
profonadmente malinconico. Non solo, ma che sia anche da
considerarsi una specie di cantante intellettuale. È vero tutto
ciò?
[...] "Oh no, monsieur, io credo
invece di essere proprio quello che si potrebbe definire un tipo
allegro, gaio e, quel che più conta, mi sento ottimista al cento per
cento. Lo stesso dicasi per il resto. S'immagini che io sento di
odiare quella che viene definita "la vita d'artista".
proprio per questo non ho mai frequentato e non lo farò mai, i
"cafés" di Saint-German des Prés. Amo muovermi, girare
il mondo, ma non disdegno nemmero di restare chiusa in camera mia e
ascoltare, magari quindici volte di seguito, lo stesso disco".
[...]
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