Quattri anni fa, quando ci fu il Festival di Sanremo con Rascel che cantava Romantica e Modugno che cantava Libero, un commissario di Pubblica Sicurezza disse per scherzo una frase divenuta ormai celebre.
Disse, cioè, che finché fosse durata quella manifestazione, avrebbe potuto anche mandare in licenza i suoi uomini, perché tutti gli italiani, ladri compresi, sarebbero rimasti inchiodati davanti al televisore. In questi quattro anni, l’entusiasmo popolare per la canzone ha fatto ulteriori progressi. E il giorno della tappa di Pescara il proprietario d’un albergo sentenziava addirittura che, se in ogni città ci fosse uno spettacolo di Cantagiro, in Italia si potrebbe anche fare un colpo di Stato, e nessuno se ne accorgerebbe.
Sono battute di spirito, si capisce. Dopo tutto, qualcuno che non segue il Cantagiro c’è ancora. Ma certo, la folla che si è allineata lungo le strade sotto il solleone o sotto la pioggia scrosciante per veder passare le automobili dei cantanti, applaudendo e gridando freneticamente, e quella addirittura enorme che ha dilagato nelle arene e negli stadi dove si sono svolti gli spettacoli, facevano impressione. Erano migliia di persone che si abbattevano come furie sui cantanti dai quali volevano l’autografo, si avventavano come cavallette sui posti a sedere, e urlavano come pazzi, appena i loro beniamini accennavano a cantare. Non s’era mai sentito prima d’ora che la Polizia stradale dovesse impiegare gli elicotteri per sbloccare il traffico paralizzato nelle città toccate dalla carovana del Cantagiro.
[...]S.G. Biamonte
("Gli Amici del Disco", luglio-agosto1964)
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