[...] "io sono quello della canzone d'amore. È l'amore che voglio cantare. Io non sono il Cerutti né gli somiglio. Quella ballata resta per me un episodio isolato, una vicenda finita". E con sicurezza aggrottando il sopracciglio: "Voglio diventare bravo ascoltando me stesso".
È un bel proposito. Ma bisogna fare i conti con i doveri della propria fama. [...]
"Forse sono stato un ingenuo. Tante volte mi sono chiesto perché mi avessero invitato a cantare ai 'Festival dell'Unità'. Mi facevano una gran corte perché andassi. Io aspettavo il mio turno sotto il palco, davanti alla folla coi fazzoletti rossi al collo. E intanto ascoltavo il gruppo dei 'Cantacronache', cantanti che hanno in repertorio motivi anarchici, socialisti, canti delle mondine e del Delta. La folla gridava: "Bravi", poi andavo sul palco io. Se facevo il Cerutti, erano feste. Se parlavo d'amore, come era giusto che facessi perché io sono un cantante dei sentimenti giovanili, ecco la freddezza generale. [...]
[...] "Molti (credono) che lei apprezzasse le storie della periferia più squallida. E che ne volesse diventare il cantore in funzione politica. Le dispiace che sia successo?"
"Non solo mi dispiace ma mi secca. Devo ammettere che si sono serviti di me e della mia ingenuità se è accaduto questo."
"Chi è il suo paroliere; il paroliere del Cerutti?"
"Umberto Simonetta, un giovane."
"Fa politica?"
" Ma certo che ne fa. È completamente a sinistra. Vede tutto con occhio politico. Io ho solo messo in musica le sue parole compreso il Cerutti e il Trani a gogò".
La vicenda è fin troppo chiara: timido e inesperto, questo bravo ragazzo, capace di cantare, ha subito l'avventura di Pinocchio, cui somiglia. Ha incontrato il gatto e la volpe e si è fatto fuorviare. Il gatto potrebbe essere Simonetta; la volpe, la televisione. Gli hanno fatto cantare storie che non gli dicono nulla ma che erano capaci di recare un'adesione in più alla nuova retorica della canzone sociale, e al nuovo conformismo degli stracci, del vizio, della volgarità messa in musica. Forse se avesse saggiato il giudizio del pubblico, Gaber si sarebbe accorto che le ragazze si innamorano di lui, non quando dice: 'scolando barbera' ma quando modula: 'Non arrossire, quando ti guardo...'.
[...]
...poi negli anni '70 si è reso conto che era vero il contrario...
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