lunedì 30 aprile 2012

UDO JURGENS - PECCATO CHE SIA FINITA COSI'/ FINITO L'AMORE




Le due canzoni del cantautore austriaco che, proprio con "Peccato che sia finita così", fu l'unico a contrastare il passo a Giliola all'ultimo gran premio eurovisione, hanno lo stesso tema: la fine di un amore.   Ascoltandolo non è difficile ammettere l'universalità delle parole di Udo su questo tema, che un pò tutti conosciamo.   La musica, semplice, è assai gradevole, anche se non eccessivamente originale.
 
Augusto Landresi
("Ciao Amici" - ottobre 1964)





lato a)
  • Peccato che sia finita così (warum nur, warum) (jurgens)


lato b)
  • Finito l'amore (pallavicini-jurgens)



cover (disques vogue - J 35056)
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disques vogue - J 35056
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locandina - MATRIMONIO ALL'ITALIANA (italia)



con: Sophia Loren, Marcello Mastroianni, Aldo Puglisi, Marilù Tolo, Tecla Scarano
Regia: Vittorio De Sica

genere: drammatico
soggetto: dalla commedia "Filumena Marturano" di Eduardo De Filippo
sceneggiatura: Renato Castellani, Antonio Guerra, Leo Benvenuti, Piero De Bernardi
fotografia: Roberto Gerardi
musiche: Armando Trovajoli
montaggio: Adriana Novelli
co-produzione: Ponti (roma), Concordia (parigi)
distribuzione: Interfilm
valutazione del CCC: Sconsigliato (costituisce un obiettivo pericolo per ogni categoria di spettatori)

giovedì 26 aprile 2012

THE DELTA RHYTHM BOYS




C'erano due giovani, dotati di belle voci, ritmo, humour - e un buono spirito di iniziativa. Un giorno i due ebbero l'idea grandiosa di mantenersi all’università grazie a queste loro qualità, si guardarono intorno e trovarono altri tre studenti che si unirono a loro, e così nacquero i famosi “Delta Rhythm Boys”. Arrivati verso la fine dei loro studi, dovettero però prendere una decisione importante. Accettare un invito in Sud America per partecipare a un festival della canzone, o proseguire negli esami? La chiamata per il Sud America prevalse - e partirono. Ebbero un enorme successo girando per tutto il Sud America. Quando tornarono a New York, due di essi lasciarono il gruppo, ma furono subito rimpiazzati; radunarono le loro forze e si presentarono al “mondo” di New York.
Dopo il loro
primo ingaggio a Broadway, hanno proseguito nella loro ascesa. René De Knight divenne il loro accompagnatore ufficiale in tutti i loro numerosi tours. Sono apparsi in tutte le possibili forme di intrattenimento - radio, films, spettacoli di Broadway, night clubs, televisione – con un successo sempre maggiore che ha conquistato, grazie alla loro energia, al loro ritmo ed al loro fascino, molti amici anche in Europa.

dalla cover del disco




Lato a)
  1. When the Saints go marchin' in (trad)
  2. Maria (bernstein)
  3. Sit down (gaines-jones)
  4. Allouette (trad)
  5. Yellow bird (keith-bergman)
  6. Flickorna i smoland (trad)
  7. With a little bit of luck (loewe-lerner)


Lato b)
  1. I can't stop loving you (gibson)
  2. Ebb tide (maxwell)
  3. I love you (pleau)
  4. Moon river (mancini-mercer)
  5. Work song (adderley)
  6. No greater love (johnes-synes)
  7. Well alright, O.K., you win (watts)



cover (Concert Hall - CP-1260)uk
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Concert Hall - CP-1260
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VII CONGRESSO dell'UDI (Roma. 4-7 giugno)



Unità ed emancipazione delle donne per il progresso della società

Il congresso dà mandato ai nuovi organismi dirigenti di elaborare una proposta di riforma globale da sottoporre ad ampia consultazione popolare, che preveda:  - L'attribuzione della direzione della famiglia, sotto ogni aspetto, ai due coniugi; - La comunione fra i coniugi degli utili e degli acquisti effettuati durante il matrimonio e l'amministrazione congiunta degli stessi, l'abolizione dell'istituto dotale; - La sostituzione della patria potestà con la potestà dei genitori; - L'eliminazione di ogni discriminazione contro i figli naturali; - La riforma dell'istituto dell'adozione e la revisione dell'istituto dell'affiliazione; - La soppressione del reato di adulterio; - L'abrogazione della causa d'onore nel reato di omicidio e di lesioni personali; La modifica dell'art. 553 del codice penale ai fini dell'abolizione del divieto della propaganda anticoncezionale.   Il VII congresso dà mandato inoltre ai nuovi organismi dirigenti di sviluppare il più ampio dibattito tra le masse femminili sull'istituto del divorzio.   Tale problema deve essere affrontato nel quadro di una profonda trasformazione dell'istituto familiare e dell'ulteriore affermarsi della donna nella società.
[...]
L'intenso lavoro svolto dall'Udi sembrava non avere mordente.
[...]
L'attacco all'occupazione femminile derivante dal mutamento della congiuntura economica (esploso nel 1964 anche se iniziato già prima), colpiva uno dei cardini del processo di emancipazione, il diritto delle donne al lavoro extradomestico.   Secondo i dati Istat, tra il gennaio 1964 e il gennaio del 1965, erano state allontanate dal lavoro 454.000 donne e complessivamente, dal luglio 1963, le occupate erano diminuite di 717.000 unità.   Questa riduzione non era dovuta, come in precedenza, all'esodo dall'agricoltura; i licenziamenti avvenivano nell'industria.   Una parte delle disoccupate erano rifluite nell'esercito di riserva, erano cioè regredite alla posizione di casalinghe.  Tra le lavoratrici resisteva una forte combattività, ma non mancavano quelle che pensavano e dicevano: "Se il lavoro non c'è per tutti è meglio che lavorino gli uomini, i capifamiglia".
[...]

Marisa Rodano
("Memorie di una che c'era - una storia dell'Udi" - il Saggiatore, Milano 2010)

mercoledì 25 aprile 2012

LES GUITARES DU DIABLE/THE FOUR SNAKERS - CONCERTO PER CHITARRE




Lato a)

  1. Les Guitares du Diable - Galaxie (stanray-carrere)
  2. The Four Shakers - Canon (trolliet)
  3. Les Guitares du Diable - Enfin les vacances (stanray-jil et jan)
  4. The Four Shakers - Convoi (gaze)
  5. Les Guitares du Diable - Le  pack (stanray)
  6. The Four Snakers - Fiesta (nicollin)


Lato b)
  1. The Four Snakers - Natacha (mattey)
  2. Les Guitares du Diable - Percolator (bideau-freeman)
  3. The Four Snakers - Spleen (nicollin)
  4. Les Guitares du Diable - Train bleu (stanray-jil et jan)
  5. The Four Snakers - La vallée des adieux (nicollin)
  6. Les Guitares du Diable - Loin (chambers-anhtony)





cover (PHILIPS - 625 450 QL)
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PHILIPS - 625 450 QL
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I MISERABILI (riduzione televisiva in dieci puntate)



con: Gastone Moschin, Giulia Lazzarini, Elsa Albani, Aldo Silvani, Cesarina Gheraldi, Antonio Battistella, Tino Carraro, Mila Vannuci, Mico Cundari, Roldano Lupi, Francesca Siciliani, Orazio, Orlando, Roberto Bisacco, Enrico Glori, Mario Colli, Elvira Cortese, Maria Fabbri, Laura Gianoli, Enzo Garinei, Adolfo Geri, Loretta Goggi, Romolo Costa, Achille Millo, Stefano Varriale, Edoardo Nevola, Angela Cardile, Dina Sassoli.
Regia: Sandro Bolchi

sceneggiato: dal 5 aprile (programma nazionale)
soggetto: tratto dal romanzo di Victor Hugo
sceneggiatura: Dante Guardamagna
scenografia: Maurizio Mammì
costumi: Maurizio Monteverde
produzione: RAI



La misura del "romanzo sceneggiato", questo genere televisivo che deve la sua eccezionale popolarità al fatto di sgranarsi nelle settimane e nei mesi convogliando nel suo incedere un pò limaccioso le "scorie vitali" di milioni di "singoli" spettatori, e insomma svolgendo i suoi materiali drammatici in una tensione di continuo alimentata dalla nostalgia e dall'attesa, è parsa singolarmente idonea per una trascrizione spettacolare dei Miserabili.   Trascrizione che supera largamente in ampiezza ogni precedente tentativo del genere: 11 ore e 20 minuti di spettacolo, 10 puntate, quattro mesi e otto giorni di lavorazione effettiva in studio.
La sceneggiatura televisiva di Dante Guardamagna, nel complesso, si attiene con molto scrupolo al romanzo di Victor Hugo, ne asseconda il respiro forte e solenne, non ne rifiuta qualche indugio riflessivo e, dove l'avventura serra il suo ritmo, la trafelata concitazione.   D'altro canto gli interventi più sensibili sul testo - e sono rarissimi -  non hanno mai carattere d'espediente o di rammendo, ma rispondono a un disegno ben preciso, che la regia di Sandro Bolchi attuerà con estremo rigore rappresentativo.
Una recitazione disadorna e spoglia, il rifiuto del commento musicale testimoniano, ad esempio, della deliberata rinuncia alle tentazioni melodrammatiche di un racconto fin troppo spesso e grondante, e della coerenza con cui è stata perseguita a tutti i livelli d'elaborazione del materiale.
[...]
Vittorio Sermonti
(Radiocorriere Tv - 8-11 aprile)

 
 

mercoledì 18 aprile 2012

FRANCK POURCEL - NON HO L'ETÀ/UNA LACRIMA SUL VISO



[...] le due canzoni che quest'anno hanno raccolto i piu' vasti consensi fra il pubblico, hanno fornito materiale per due ennesimi pezzi di bravura del direttore d'orchestra francese.   I due pezzi,  ci vengono restituiti sottolineati in ogni loro sfumatura e arricchiti da un'orchestrazione indovinata [...]

Hi.Fi.
("Radiocorriere TV" - 22-28 novembre 1964)





lato a)
  • Non ho l'età per amarti (nisa-panzeri)

lato b)
  • Una lacrima sul viso (pattacini-rapetti)



cover (LA VOCE DEL PADRONE - 7MQ 1892)
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LA VOCE DEL PADRONE  - 7MQ 1892
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Le Donne al Guinzaglio (ma ora si stanno muovendo per la parità dei diritti - chi le ferma più?)


A furia di leggere e di sentirsi ripetere che la donna è diventata uguale all’uomo, che tutte le carriere le sono aperte, che l’emancipazione è un fatto compiuto anche da noi, le italiane si sono convinte d’essere quasi vicine al matriarcato. Credono d’aver superato i pregiudizi ad ogni livello geografico. Si guardano tutti i giorni in un grande specchio tentando inutilmente di riconoscersi. Alle aspirazioni modeste di venti, dieci anni fa, sostituiscono nuovi ideali (un’automobile propria, una lavatrice, uno stipendio a fine mese, un biglietto da visita col proprio nome) e si sentono moralmente promosse.
I giornali le descrivono belle e dinamiche, colte ed eleganti, regine d’una casa che ubbidisce ai consigli degli arredatori. Commercianti e industriali giocano con la loro nuova indipendenza, intuendovi grosse possibilità di guadagno (la donna che lavora compera cosmetici, settimanali, saponette, scarpe, elettrodomestici, prodotti in scatola: È un giro di miliardi). […]
Le orbite di Valentina, i figli di Mina e della Spaak, la cronaca con le sue suffragette del femminismo moderno hanno riportato d’attualità il vecchio problema dell’emancipazione femminile. Non c’è salotto dove prima o poi qualcuno non tiri fuori l’argomento (la donna al volante, la donna poliziotto, la donna chirurgo, la donna con tutte le sue velleità avveniristiche) magari solo per dire una battuta di spirito, o per raccontare la storia d’una ragazza troppo allegra, pretendendo d’addurla ad esempio di donna emancipata. Gli uomini si definiscono di volta in volta “tolleranti”, “scettici”, “onestamente preoccupati”. […]
Una rivoluzione che sembra allargarsi a macchia d’olio in tutto il paese si riduce, nell’ambito familiare, ai suoi veri termini. Certo non tutti i mariti, i figli, i fratelli e i fidanzati sono tiranni che pretendono di condizionare i respiri delle donne. Al contrario mai come adesso gli italiani sono parsi di così larghe vedute. Ma per molti di loro il problema s’imposta diversamente: è facile che confondano l’emancipazione con la licenza sessuale, e da questa sperano di trarre i maggiori benefici senza rimetterci nulla. “Le svedesi, che donne!”, dicono alle ragazze; “Le tedesche che temperamento!” Ma non passa mezz’ora che fanno una scena alla fidanzata o alla moglie per una scollatura o per un rossetto troppo acceso.


[…]Molte ragazze credono che una vita libera, senza divieti materni, “alla svedese”, come dicono, sia un mezzo per trovare più facilmente il vero amore. Ma l’uomo non ha ancora accettato la parità dei diritti tra i sessi, e la moglie di solito se la cerca tra ragazze più comode e tradizionali. […]
Col matrimonio la situazione non migliora. La fatica raddoppia. Il lavoro, che dovrebbe essere per la donna un diritto prima che un dovere, e un mezzo per esprimere compiutamente se stessa, diventa (per un’organizzazione sociale che non l’aiuta, per la scarsa comprensione del marito, e anche per una propria sostanziale incapacità di mettere ordine ai vari impegni) un peso intollerabile. Alle responsabilità d’un impiego fuori casa s’aggiungono così le preoccupazioni della famiglia. […] La giornata comincia alle 6 del mattino, e termina nel migliore dei casi a mezzanotte. Finisce l’orario in ufficio o alla fabbrica o al negozio, e cominciano altri orari e altre fatiche. I figli vogliono una madre premurosa e paziente. Il marito, che torna a casa dal lavoro sempre “stanco”, vuole una moglie ottimista, serena, possibilmente bella e innamorata. Ma una donna, sottoposta a una vita così turbinosa, raramente soddisfa gli altri e se stessa. La fatica è eccessiva. […]
Non si può parlare d’emancipazione femminile senza dare un’occhiata alla carta geografica. Nel sud l’antifemminismo assume aspetti più precisi, le donne che non lavorano vivono per questa loro improduttività in uno stato di quasi soggezione. Dalla siciliana-tipo alla milanese-tipo c’è una differenza di secoli. Spesso a trent’anni la siciliana già si considera vecchia. Perfino la gelosia, dopo i trent’anni, diventa un controsenso, e le denunce contro i mariti adulteri non vengono quasi mai sporte oltre quell’età. La donna passa dalla tutela del padre e dei fratelli a quella del marito, e se il marito muore, spesso a quella del suocero e dei cognati. […]
Nel sud più che mai la donna ha davanti agli occhi l’esempio della madre, “una santa” sacrificata ai fornelli e alla volontà del marito. Il suo destino è di procreare, di tirare su i figli cristianamente. Il controllo delle nascite non si può neanche nominare. I rapporti coniugali si riducono a un dovere religioso.
Come si può dire realizzata l’emancipazione femminile in Italia, quando da un punto all’altro esistono sbalzi così violenti di moralità, d’istruzione e d’abitudini? Quando i giornali, lo stesso giorno, pubblicano fotografie di donne che proclamano il loro diritto d’essere “spose e amanti”, e di altre, sconosciute, che uccidono o sono uccise “per onore”? Gli eccessi, si direbbe, fanno spettacolo. Ma in entrambi i casi c’è qualcosa di anacronistico e di innaturale che ritarda l’ascesa della donna verso il posto che le spetta nella famiglia e nella società.
Nel nord la situazione è migliore ma sostanzialmente non cambia. Nemmeno qui il problema dell’emancipazione è penetrato a fondo nella coscienza delle donne. Quasi sempre l’emancipazione è intesa come una questione di diritti civili, o come libertà sessuale, o come un dato statistico: quante sono le donne che lavorano, eccetera.
[…]
 
 
 
aprile 1964

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sabato 14 aprile 2012

ITALIA-SPRINT (Una grande forza vitale rinnova il paese)



[…]
Ed eccoci in mezzo al miracolo. Ma il termine ci pare improprio e inadeguato alla portata dell’avvenimento. L’Italia in effetti non è diventata quello che è, attiva e prospera, da un momento all’altro, per forza di circostanze esterne e misteriose. S’è fatta da sé, attraverso il lavoro e il sacrificio di quindici anni. Il miracolo c’è stato per gli stranieri e i distratti rimasti a un’immagine convenzionale del nostro Paese.
Lo prova il fatto che esso, […], non è di natura puramente economica. La nostra società sotto la spinta dell’economia, s’è trasformata e continua a trasformarsi. Vediamo centinaia di migliaia di contadini che ogni anno abbandonano la terra e accorrono nelle città del nord. La patriarcale vita agricola è quasi totalmente scomparsa. Un numero sempre crescente di donne lavora, e le ragazze non accettano più passivamente d’essere considerate inferiori ai loro coetanei maschi, ma vogliono essere indipendenti e scegliersi la strada che preferiscono. La gente viaggia, vuol conoscere il mondo, non si contenta di sognarlo o di esserne vagamente informata. Si legge, si cerca di capire, non ci si piega all’autorità, sia quella paterna, o del maestro, o del prete. La democrazia sociale, per dirla con un’unica espressione, è in alto.


Niente “miracolo” dunque. È vero però, e dobbiamo ammetterlo, che negli ultimi anni l’espansione economica ha assunto degli aspetti particolarmente vistosi che hanno soffocato le altre trasformazioni in corso. La prosperità è diventata quasi una parola d’ordine. Gli italiani non soltanto sono più prosperi che in passato: si compiacciono d’esserlo. Non soltanto possiedono più beni materiali di una volta: godono di metterli in mostra. Accanto al benessere è venuto fuori un certo esibizionismo.
A volte, questo esibizionismo è così volgare che fa quasi rimpiangere i tempi in cui si era più poveri sì, ma anche più modesti e tranquilli. Chi ha comprato da poco l’automobile, vuole utilizzarla a ogni costo, anche se non è necessario (contribuendo a ingorgare il traffico) per il piacere di farsi vedere. Alla fine di ogni settimana bisogna assolutamente andar “fuori”. Così a cominciare col venerdì sera, i dintorni delle grandi città diventano una fiera rumorosa. La gente si affolla, si agita, suda, grida. La smania di vivere diventa isterismo. Sembra quasi che non credano alla realtà dei beni che abbiamo sotto gli occhi, ci si precipiti sopra di essi per goderli prima che scompaiano come un sogno. Invadiamo gli alberghi, le trattorie, i treni, i caffè, i luoghi di vacanza, a passo di carica.
E l’esibizionismo non è soltanto nella gente, è nelle cose. Si costruiscono edifici che sono una sfida al buon senso, che sembrano fatti solo per colpire l’attenzione. C’è uno spreco di vetri, di cromature, di pietre rare, che fa paura. Laddove basterebbe una pompa per la benzina e un bar per bere un caffè, si creano stazioni di servizio che occupano migliaia di metri quadri. Pur di costruire non si rispetta nulla. Si abbattono gli alberi, si deturpa il paesaggio, si massacrano quartieri pieni di memorie che hanno il solo torto di non “rendere”.
Si fa chiasso. Dappertutto si predica la lotta contro i rumori, ma la verità è che nessuno vuol saperne della pace e del silenzio. Sembra che si voglia esprimere col frastuono un’intima soddisfazione. Si grida, si canta, si suona, si va a tutto gas.


Anni di puritanesimo, e magari di ipocrisia, ci avevano sessualmente compressi. Ora ci scateniamo con un erotismo visivo che a volte sembra un sintomo di senilità precoce. Non c’è reclame, latte, salame, dentifricio, che non si accompagni a immagini sessuali. Si vive in un universo popolato di seni, fianchi, cosce, bocche provocanti. Dovunque par di leggere un invito a eccitarsi e a soddisfare i propri desideri.
Davanti a questi aspetti della vita di oggi, spesso restiamo perplessi e rattristati. Il benessere non sta forse raddoppiando la volgarità e la stupidaggine? Come quando si ha fame ci si rimpinza senza badare alla qualità; e siccome nessuno vuol essere da meno, si guarda sempre cosa fanno gli altri. Così finiamo per fare tutti le stesse cose. Chi ha più il coraggio di essere quello che è? Invece di sviluppare la personalità di ognuno, il benessere non sta spingendo le qualità individuali nel conformismo?


Si potrebbe continuare all’infinito. Sono queste riserve che nel cinema e nella letteratura dan luogo a un pessimismo che ripete, su un piano diverso, quello di venti anni fa. Allora era il pessimismo della miseria; oggi è quello della ricchezza. Si pretende che il denaro ci stia disumanizzando, rendendoci simili a macchine, a cose, incapaci di “comunicare” fra loro. Nasce così, un po’ frettolosamente, la poetica dell’ “alienazione”, della “non comunicazione” che trova, fra gli analfabeti, tanti stupidi seguaci.
[…]Quanto alla volgarità, non esageriamo. Non è stato sempre così? C’è mai stata un’epoca di sviluppo, di progresso che non abbia fatto esplodere nello stesso tempo gli appetiti più bassi, il fondamentale cattivo gusto della gente? […] A parte alcune eccezioni, da contare sulle dita di una mano, tutte le più grandi personalità del tempo furono ladri, speculatori, aggiotatori, gaudenti sfrenati.
[…] Smettiamola dunque di inorridire. La vitalità non è mai estetica né umana. È qualcosa d’irrazionale, che non rispetta nulla, che calpesta, direbbe Heine, “ogni gentil fiore”. E l’Italia di questi anni è essenzialmente un fenomeno di vitalità. Quindi è anche naturale che maltratti le sue bellezze, le sue città, il suo paesaggio. Una timida stradetta, con vecchie case a due piani, balconcini, giardinetti interni, è certamente un’oasi di poesia; ma per quanto poetica non può fermare (e ne avrebbe il diritto?) il piccone che la demolisce per far posto a uno sfacciato edificio di quindici piani, splendido di cristalli e di acciai.

 

THE DIXIE CUPS - CHAPEL OF LOVE




Uno dei dischi più interessanti del 1964 è la registrazione delle Dixie Cups "Chapel of love". Anche se le Dixie Cups erano un nuovo gruppo, e nessuno aveva mai sentito parlare della etichetta 'Red Bird', "Chapel of love" è diventato uno dei brani che più velocemente ha conquistato le hits degli ultimi anni. In meno di due mesi dall'uscita del disco ha conquistato la prima posizione in tutte le classifiche discografiche.
"Chapel of love" è uscita poco dopo che i Beatles avevano conquistato da soli, quasi l'intero mercato dei singoli negli Stati Uniti. Praticamente, l'unico altro disco americano che ha raggiunto le vette della classifica, è stato la registrazione di Louis Armstrong "Ciao Dolly", dallo spettacolo di Broadway. Ma il ritmo caldo e sincero, e la melodia orecchiabile sull'amore e sul matrimonio, hanno contribuito a spingere la registrazione delle ragazze nelle classifiche, fino a raggiungere e superare i Beatles e Louis.
Anche se le Dixie Cups sono un gruppo di nuove ragazze, e la 'Red Bird' è una nuova etichetta, le persone che ci sono dietro sono veterani del business discografico. L'uomo che ha scoperto le Dixie Cups è Joe Jones, cantante e produttore, che ha avuto il suo hit qualche anno fa con "You talk too much". Gli uomini che guidano l'etichetta 'Red  Bird' sono Jerry Leiber e Mike Stoller, due dei maggiori produttori e autori di successo dell'ultimo decennio dopo aver scritto e prodotto decine di successi per Elvis Presley, i Drifters e molti altri.
[...]

Bob Rolontz
(dalla cover del disco)



Lato a)

  1. Chapel of love (barry-greenwich)
  2. Gee the moon is shining bright (barry-greenwich-spector)
  3. I'm gonna get you yet (johnson)
  4. Ain't that nice (johnson)
  5. Thank you mama, thank you papa (gaines)
  6. Another boy like mine (barry-greenwich)

Lato b)
  1. Gee baby gee (barry-greenwich)
  2. Iko iko (hawkins-johnson)
  3. Girls can tell (barry-greenwich-spector)
  4. All grown up (barry-greenwich-spector)
  5. People say (barry-greenwich)




cover (Red Bird - RBS 20-100)usa
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Red Bird - RBS 20-100
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PANORAMA - gennaio 1964



Quando un paese cambia in fretta come il nostro sta cambiando, ogni giorno, dovunque, il nuovo e il vecchio s'affrontano in tutti i loro aspetti.   Lo vediamo soprattutto nelle città: è come se avessero la febbre.   Interi quartieri vengono demoliti e rifatti; piazze, strade, monumenti, progettati cinquecento o anche solo trent'anni fa per una civiltà che non è più quella d'oggi, scompaiono con i nostri ricordi o minacciano di scomparire.   La speculazione immobiliare si scontra coi sogni degli urbanisti, i bisogni dell'uomo e della società moderna, con le esigenze di bellezza, di spazio e di calma che sono dell'uomo di tutti i tempi.   Come saranno fra cinque, dieci anni.   Firenze, Genova, Roma, Milano o anche soltanto i sobborghi industriali che si allargano intorno ai vecchi nuclei urbani?   Che le città di domani abbiano una misura armoniosa, uno scenario gentile e umano, è importante per chi dovrà viverci quanto il costo degli affitti o il buon funzionamento degli autobus e delle metropolitane: e per questo la scelta appartiene alla comunità.   Ma ci sono altre scelte che riguardano gli individui.   Gusti, abitudini, orari, consumi, investimenti, il modo di mangiare e di abitare, di lavorare e di pensare al futuro: tutto è rimesso in discussione e sta cambiando.

mercoledì 11 aprile 2012

BRIAN HYLAND - COUNTRY MEETS FOLK




Lato a)
  1. Act naturally (russell-morrison)
  2. Don't think twice, it's all right (dylan)
  3. Folsom prison (cash)
  4. The blizzard (howard)
  5. If I had a hammer (hayes-seeger)
  6. Jamaica farewell (burgess)

Lato b)
  1. Candy man (ross-neil)
  2. Baby, what you want me to do (reed)
  3. Give my love to rose (cash)
  4. Green green (mcguire-mondalay)
  5. Open pit mine (gentry-jones)
  6. Greenback dollar (axton-ramsey)



cover (ABC-PARAMOUNT - ABC 463)usa
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ABC-PARAMOUNT - ABC 463
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FRANCO VICINI - AMOR DE VERANO/NOCHE DE VERA CRUZ



Esistono molti sistemi per stabilire se una ragazza è un tipo snob.   A Milano ad esempio un metodo pressochè infallibile vi consente di stabilire se la ragazza in questione appartenga alla società 'bene' oppure no.   Provate a parlare del cantante Franco Vicini.   Se vi chiede ingenuamente 'chi è?', il gioco è fatto, quella non è una ragazza 'snob'.   A Milano la ragazza snob deve conoscere Franco Vicini.   Altrimenti significa che non è mai stata allo Stork di Giovanni Zanier, che è considerato, dopo il progressivo decadimento di Montenapoleone, il salotto più chic della città.   Dello Stork Franco Vicini è infatti inimitabile anfitrione.   Il suo taccuino ospita i nomi di principi spagnoli, magnati dell'industria americana, giovani rampolli dell'aristocrazia internazionale.   'Questi sono i miei gioielli', afferma il cantante con l'orgoglioso piglio della antica Cornelia.   Franco Vicini, poliglotta e trasformista tiene in serbo una canzone e uno stile diversi per ognuno di loro.   Per scoprire la sua autentica personalità bisogna seguirlo nell'intimità della sala di registrazione.   Qui Vicini, deposta infine l'abituale maschera di mondanità si rivela per quello che è: uno degli interpreti più sensibili e misurati di quello stile confidenziale che ha saputo resistere intatto ai modernisti talvolta sguaiati degli ultimi anni.

P.O.
(dalla cover del disco)



lato a)
  • Amor de verano (de la calva-arcusa)


lato b)
  • Noche de Vera Cruz (lara)




cover (durium - LdA 7352)
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durium - LdA 7352
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martedì 3 aprile 2012

ANDREA LO VECCHIO - DORME LA CITTÀ/VIVEVI PER ME




Qualche mese fa si svolgeva al teatro di via Manzoni una festa studentesca.   Nulla di speciale, uno di quei consueti appuntamenti musicali che gli studenti sono soliti darsi con una certa regolarità, con una "vedette", clou della manifestazione e poi una serie di interventi dovuti agli stessi studenti: cantanti, complessi, numeri d'attrazione varia.
Ma alla festa in questione avvenen qualcosa di imprevisto, durante la festa stessa la "vedette", venne improvvisamente a mancare, avendo avvertito solo all'ultimissimo istante di non poter venire.   Panico dietro le quinte, nessuno sa che pesci prendere; improvvisamente si fa avanti un giovanotto:  "Beh, dice, se nessun altro vuol uscire canto io".   "Lei come si chiama?", fece l'organizzatore, "Andrea Lo Vecchio"; rispose il giovanotto.    "Bene Lo Vecchio - sbottò l'organizzatore dandogli uno spintone e buttandolo sul palcoscenico - datti da fare e metticela tutta!".    Il successo fu strepitoso.   Il ragazzo possedeva una carica d'entusiasmo ed una potenza di voce del tutto straordinari.   Da allora il tempo è passato veloce.   Un provino e un contratto discografico hanno comunque seguito e sanzionato l'entusiasmo suscitato da Andrea Lo Vecchio nel pubblico degli studenti. [...]

dalla cover del disco



lato a)
  • Dorme la città (lo vecchio)


lato b)
  • Vivevi per me (lo vecchio)



cover (CBS - 1316)
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CBS - 1316
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lunedì 2 aprile 2012

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Il Paese degli evasori



I ruoli dell'imposta di famiglia e dell' imposta complementare, esposti nei giorni scorsi negli uffici tributari dei comuni, hanno confermato agli italiani una notizia ormai consueta: quella cioè che i miliardari non esistono nel nostro paese e che appena poche decine di persone oltrepassano un reddito annuo di cento milioni.
Quest'anno poi, [...] molti nomi che eravamo abituati a considerare come i rappresentanti tipici della ricchezza, sono addirittura scomparsi dagli elenchi o hanno dimezzato le loro dichiarazioni fiscali.    I Torlonia, gli Agnelli, i Pirelli, i Crespi, i Falck, i Borletti, o si sono trasferiti in piccoli paesi della campagna lombarda, romana e piemontese dove riusciranno a concordare imponibili da commedia, o hanno messo in moto valanghe di ricorsi e nugoli d'avvocati e d'esperti fiscali per contestare gli accertamenti e loro carico o infine hanno congegnato le loro dichiarazioni tributarie in modo tale da apparire quest'anno poco più che nullatenenti.   Così i redditi superiori ai cento milioni sono in tutto a Milano non più che 19: questa cifra è ampiamente sufficiente per dare all'opinione pubblica la dimensione della truffa perpetrata ai danni dello Stato. [...]

(L'ESPRESSO - 5 gennaio 1964)