Quando un paese cambia in fretta come il nostro sta cambiando, ogni giorno, dovunque, il nuovo e il vecchio s'affrontano in tutti i loro aspetti. Lo vediamo soprattutto nelle città: è come se avessero la febbre. Interi quartieri vengono demoliti e rifatti; piazze, strade, monumenti, progettati cinquecento o anche solo trent'anni fa per una civiltà che non è più quella d'oggi, scompaiono con i nostri ricordi o minacciano di scomparire. La speculazione immobiliare si scontra coi sogni degli urbanisti, i bisogni dell'uomo e della società moderna, con le esigenze di bellezza, di spazio e di calma che sono dell'uomo di tutti i tempi. Come saranno fra cinque, dieci anni. Firenze, Genova, Roma, Milano o anche soltanto i sobborghi industriali che si allargano intorno ai vecchi nuclei urbani? Che le città di domani abbiano una misura armoniosa, uno scenario gentile e umano, è importante per chi dovrà viverci quanto il costo degli affitti o il buon funzionamento degli autobus e delle metropolitane: e per questo la scelta appartiene alla comunità. Ma ci sono altre scelte che riguardano gli individui. Gusti, abitudini, orari, consumi, investimenti, il modo di mangiare e di abitare, di lavorare e di pensare al futuro: tutto è rimesso in discussione e sta cambiando.
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