giovedì 26 aprile 2012

VII CONGRESSO dell'UDI (Roma. 4-7 giugno)



Unità ed emancipazione delle donne per il progresso della società

Il congresso dà mandato ai nuovi organismi dirigenti di elaborare una proposta di riforma globale da sottoporre ad ampia consultazione popolare, che preveda:  - L'attribuzione della direzione della famiglia, sotto ogni aspetto, ai due coniugi; - La comunione fra i coniugi degli utili e degli acquisti effettuati durante il matrimonio e l'amministrazione congiunta degli stessi, l'abolizione dell'istituto dotale; - La sostituzione della patria potestà con la potestà dei genitori; - L'eliminazione di ogni discriminazione contro i figli naturali; - La riforma dell'istituto dell'adozione e la revisione dell'istituto dell'affiliazione; - La soppressione del reato di adulterio; - L'abrogazione della causa d'onore nel reato di omicidio e di lesioni personali; La modifica dell'art. 553 del codice penale ai fini dell'abolizione del divieto della propaganda anticoncezionale.   Il VII congresso dà mandato inoltre ai nuovi organismi dirigenti di sviluppare il più ampio dibattito tra le masse femminili sull'istituto del divorzio.   Tale problema deve essere affrontato nel quadro di una profonda trasformazione dell'istituto familiare e dell'ulteriore affermarsi della donna nella società.
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L'intenso lavoro svolto dall'Udi sembrava non avere mordente.
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L'attacco all'occupazione femminile derivante dal mutamento della congiuntura economica (esploso nel 1964 anche se iniziato già prima), colpiva uno dei cardini del processo di emancipazione, il diritto delle donne al lavoro extradomestico.   Secondo i dati Istat, tra il gennaio 1964 e il gennaio del 1965, erano state allontanate dal lavoro 454.000 donne e complessivamente, dal luglio 1963, le occupate erano diminuite di 717.000 unità.   Questa riduzione non era dovuta, come in precedenza, all'esodo dall'agricoltura; i licenziamenti avvenivano nell'industria.   Una parte delle disoccupate erano rifluite nell'esercito di riserva, erano cioè regredite alla posizione di casalinghe.  Tra le lavoratrici resisteva una forte combattività, ma non mancavano quelle che pensavano e dicevano: "Se il lavoro non c'è per tutti è meglio che lavorino gli uomini, i capifamiglia".
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Marisa Rodano
("Memorie di una che c'era - una storia dell'Udi" - il Saggiatore, Milano 2010)

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