lunedì 5 dicembre 2011

Lo sport di cavalcare le onde



Il Surfing, che era un tempo lo sport dei re hawaiani, oggi attira migliaia d'appassionati sulle spiagge dove s'infrangono le onde dell'oceano

   Le onde dell’oceano sono formidabili, belle, seducenti e pericolose, e “cavalcarle” dà una strana sensazione. Mettetevi bocconi su un lungo e stretto zatterino di legno; remate con le braccia finché sarete nel punto giusto, alla giusta velocità e d’improvviso filerete sull’acqua a una velocità variante dai 30 ai 50 chilometri l’ora. Il surfer, cioè l’adepto di questo sport, si mette in piedi sullo zatterino bilanciandosi sulle gambe per mantenere l’equilibrio. Ora tocca i 65 chilometri orari e al tempo stesso scivola giù per la parete d’acqua. In breve, si muove contemporaneamente su tre dimensioni, mentre alle sue spalle la massa dell’onda lo insegue con il suo fragore primordiale.[…]
   L’onda marina è un fenomeno singolare. Non è altro che un’ondata d’energia che passa attraverso l’acqua, senza portare acqua con sé. In alto mare le onde arrivano talvolta ad altezze enormi (ma) non sono pericolose per una nave ben costruita, perché non si frangono.
   È quando arrivano ai bassifondi che diventano pericolose: qui, dopo un viaggio che può essere di qualche migliaio di miglia, l’energia s’esaurisce, subentra la forza di gravità. L’onda tocca la sua massima altezza, si frange, e tonnellate d’acqua precipitano giù.
   Ogni onda ha un suo modo di morire. Se è troppo grossa e se la riva scende in mare bruscamente l’onda si incurva formando un massiccio tunnel d’acqua che esplode in un gran turbine di spuma. Nessun surfer che abbia la testa a posto cercherà di cavalcare un’onda del genere.
   Ma se si frange dalla cima senza rompersi per tutta la sua lunghezza, la grossa onda fa la delizia del surfer. È allora che egli può valersi del suo zatterino di legno e della sua abilità. […]
Il Surfer, scelta la sua onda, si sdraia bocconi sullo zatterino, si guarda alle spalle e quando il frangente arriva, comincia a nuotare. Se ha calcolato bene la propria velocità e se ha stabilito esattamente quale sia il culmine dell’onda, il surfer “parte” di colpo. Si rizza in piedi. Ha davanti a sé il lungo declivio dell’onda e alle spalle il frangente che lo incalza. Sente due rumori: il sibilo dello zatterino che taglia l’acqua e il fragore dell’onda che si frange. Questa è l’essenza del surfing; l’equilibrio tra caos e padronanza di sé, ed è questo che agisce sui surfers come una droga.
   A questo punto il minimo errore può avere conseguenze disastrose. Se il surfer va troppo veloce, lo zatterino può schizzar via dall’onda. Per un istante spaventoso egli resta sospeso in aria prima di precipitare in acqua.
   Oppure il surfer può esser sorpreso dal frangersi d’un cavallone che rovescerà su di lui qualche tonnellata d’acqua. […]
   Sono molte le coste che hanno spiagge adatte a questo sport: nella sola California Meridionale se ne contano quasi 300. In qualsiasi week-end di bel tempo, nella California Meridionale, nel Sudest dell’Australia o nelle Hawaii, si possono vedere gli appassionati di questo sport, con i loro zatterini fissati sul tetto delle automobili, simili a smisurati sci, diretti a una spiaggia che abbia una buona risacca. Chi li segue e si ferma a osservarli capisce che questa del surfing non è una mania passeggera. Splendida gara tra l’uomo e la natura, è uno degli sport più emozionanti di tutti i tempi.
 

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