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martedì 17 gennaio 2012

"Tipi caratteristici della presente generazione"



“Una delle impressioni più amare che ci viene dall’osservazione del quadro della vita contemporanea è quella delle immagini di tanti volti tristi, emaciati, stanchi, beffardi, di giovani presentati come tipi caratteristici della presente generazione; non dico soltanto delle facce infelici dei teddy boys o dei Mods e Rockers, che rivelano drammi profondi, pietosi e precoci di dolore, di sfiducia, di vizio, di cattiveria e di delinquenza; ma anche di tante altre facce giovanili caratterizzate da stravaganze esistenzialiste, irrequiete e gaudenti, avide di godere la vita come un’esperienza senza senso, uno spettacolo falso ed effimero, un tentativo di voluta follia; e non un dono sublime ed unico, un dovere nobile e grave, un amore puro e sacro. Purtroppo questi tipi fanno parlare di sé, nella letteratura, nel cinema, e nei ritrovi della esibizione e della dissipazione mondana; essi diventano abusivamente rappresentativi, diventano campioni e maestri, e trovano in tanta gioventù superficiale facili imitatori e seguaci, con la complicità di chi li circonda di curiosità e di pubblicità.”

Da un discorso rivolto da Sua Santità Paolo VI il 16 agosto 1964 ai giovani partecipanti al 3° Campo dei “Rovers” dell’ASCI (Associazione Scouts Cattolici Italiani)

Gioventù scatenata: perchè



Le nazioni che hanno raggiunto il più alto tenore di vita raccolgono oggi una tragica messe di giovani violenti, irrequieti, antisociali


Nel dicembre 1963 una folla di giovani svedesi semi ubriachi, alcuni appena tredicenni, arrivarono in una chiesa preso Stoccolma alle quattro del mattino per la funzione di Natale. Quando seppero che la Messa sarebbe stata celebrata più tardi, i giovani si misero a lanciare petardi, a violare tombe e a infrangere le vetrate della chiesa.
In Francia, quattro ragazze quindicenni tirarono a sorte dei bigliettini, su ognuno dei quali era scritta una di queste frasi: “Mi ucciderò.” “Ruberò.” “Farò la brava ragazza.” “Mi prenderò un amante.” La domenica dopo, Isabelle si tagliò le vene dei polsi, Marie rubò una giacchetta, Janine si comportò da brava ragazza, Annie fece l’autostop e si dette a sei automobilisti.
In Brasile, un ragazzo di diciassette anni giocò a una versione motorizzata della “roulette russa”, cioè attraversò col semaforo rosso e a tutta velocità alcuni incroci di Rio de Janeiro “per vedere quel che sarebbe accaduto”. Morì insieme con l’amichetta quindicenne e con l’innocente guidatore dell’auto che investì.
In tutto il mondo, un numero crescente di giovani è preso da un’allarmante febbre di teppismo di sfrenatezza e d’anarchia morale. Anche se la grande maggioranza dei giovani rispetta la legge e cerca di farsi strada, in quasi tutti i Paesi c’è una minoranza che commette vandalismi insensati, atti brutali, dissolutezze, che ruba automobili per il gusto di una scorrazzata: ed è una minoranza in aumento. Da questo quadro emerge un dato di fatto comune a tutto il mondo: spesso i giovani più scatenati si trovano nei Paesi più ricchi. E molti provengono da rispettabili famiglie della classe media nelle quali la violenza e l’amoralità sono inconcepibili.
[…] La scorsa Pasqua, in Inghilterra, 800 ragazzacci con 400 amichette, si recarono in motoscooter e in motocicletta nella stazione balneare di Clacton, inscenandovi una baraonda di tre giorni che scandalizzò il Paese. In una gita oltre la Manica, a Ostenda, centinaia di “Mods” (moderni) e di “Rockers” (ballerini di rock and roll) si scatenarono, aggredendo i camerieri, mettendo a soqquadro i bar e contendendosi le ragazze. A Pentecoste giovani teppisti hanno seminato il terrore a Brighton e a Margate; famiglie intere di bagnanti dovettero fuggire dalle spiagge, mentre Mods urlanti battagliavano con i Rockers a colpi di sedie a sdraio, di mazze da cricket e di catene di biciclette. […]
Gli adolescenti francesi non hanno mai avuto tanto denaro come adesso: i giovani dai 15 ai 20 anni spendono per i loro piaceri 50 milioni di franchi l’anno (oltre sei miliardi di lire). Eppure commettono più reati che in ogni altra epoca, dagli anni caotici della guerra in poi. Le bande di giovani terroristi noti come blousons noirs non indossano più il loro caratteristico giaccone di pelle nera (che li rende troppo riconoscibili dalla polizia) ma il nome e lo spirito di violenza sono rimasti. Non molto tempo fa, seimila blousons noirs si sono dati convegno al Palazzo dello Sport a Parigi, con il pretesto di ascoltare il loro idolo canoro del momento, ma prima che cominciassero lo spettacolo si misero a sfasciare i sedili. Il cantante non comparve affatto. Racconta un testimone oculare: “Non ci furono urli o grida, ma soltanto una metodica opera di distruzione. Quello che incuteva terrore era questa silenziosa furia distruttrice. In seguito chiesi ad alcuni perché l’avessero fatto. Per tutta risposta si misero a ridere: una risata inoffensiva, quasi gioviale.”
Il quadro è pressappoco lo stesso in ogni nazione ricca. […]


 

domenica 15 gennaio 2012

Il MEC sei anni dopo




In una strada di Roma un vistoso cartellone pubblicitario esalta i pregi di un'automobile.   "È la macchina che fa per voi" dice press'a poco il testo "perchè è più solida", più comoda e più economica".   Il fatto notevole di tale pubblicità è che la vettura in questione sia di marca tedesca.   Lo scorso anno quasi 200.000 macchine straniere - di 50 marche diverse -  sono state vendute in Italia, un mercato ch'era un tempo gelosamente protetto e dominato da una grande fabbrica italiana.
Questo è un esempio tipico di ciò che avviene in tutti i Paesi del Mercato Comune, ora al suo settimo anno di vita.    Infatti l'idea brillante di fondere una mezza dozzina di Paesi in un'unica zona di scambi con 173 milioni d'abitanti sta dando i suoi frutti.   Mentre l'incremento del commercio mondiale, dal 1958 a oggi, è stato inferiore al mezzo per cento, gli scambi tra i sei componenti del MEC sono più che raddoppiati. [...]
Viaggiando nel cuore del continente, si avverte l'esistenza d'alcuni grandi centri di potenza economica, situati come pulsanti dinamo nel ben noto paesaggio: Francoforte, il fulcro commerciale della Germania dell'Ovest; Dussendorf, il posto di comando della rombante Ruhr; Parigi, con la sua enorme concentrazione d'industrie; il triangolo industriale Milano-Torino-Genova; il denso agglomerato urbano del Benelux.   Una flotta d'aviogetti di medio raggio e gli ultramoderni treni "Trans-Europop-Express" (TEE) fanno la spola tra i fortilizi.   Non sono più necessari i passaporti per i cittadini dei sei Paesi d'Europa che varcano i confini nazionali all'interno del MEC (bastano carte d'identità debitamente vidimate). [...]
Il Mercato Comune ha ormai superato il punto da cui non si torna indietro.   Il Francese beve birra tedesca; la bimba olandese giuoca con una bambola italiana; la segretaria belga ha una borsetta francese fatta con plastica tedesca; l'acciaio francese costruisce un palazzo tedesco: tutto questo è Comunità in atto.[...]
L'economia italiana, che fino a poco tempo fa aveva fatto i progressi più impressionanti nell'ambito della Cominità, quest'anno ha cominciato a tentennare per una notevole pressione inflazionistica e una fuga di capitali causate dalla spirale prezzi-salari e dalla paura suscitata negli investitori dal governo di centro sinistra, con la sua tendenza al socialismo.   Ma un prestito di un miliardo e 225 milioni di dollari - concesso quasi per intero dagli Stati Uniti - ha contrinuito a rinsaldare la situazione economica.   E le difficoltà del momento non tolgono nulla a quel che è stato compiuto.   L'Italia, un tempo nota sui mercati esteri soprattutto per le paste alimentari, i vini e i prodotti ortofrutticoli, è oggi il terzo produttore d'acciaio della Comuità Europea.   Le sue industrie chimiche si sono rapidamente estese, le raffinerie di petrolio moltiplicate; le sue macchine per scrivere e per cucire hanno invaso l'Europa.   Nel 1963 la sua produzione automobilistica ha superato del 25 per cento quella dell'anno precedente: un primato europeo.   Sta di fatto che il commercio dell'Italia nel Mercato Comune è triplicato dal 1958, e un temporaneo rallentamento può contribuire a consolidare i suoi progressi.
Così, a metà strada del suo periodo d'incubazione previsto in 12 anni, il Mercato Comune è una cosa viva per un gran numero di persone.   Molto rimane ancora da fare.   Per tanti Europei il "disarmo delle dogane" è solo il primo passo verso una più estesa integrazione: cioè, un sistema di trasporti unificato, un'unica politica per le fonti d'energia, una coordinazione delle leggi fiscali e del lavoro e, in fondo alla lunga strada, l'unificazione politica.

Ernest O. Hauser
(Selezione dal Reader's Digest - agosto 1964)

mercoledì 21 dicembre 2011

Una donna "TOPS"



Essere "Tops" significa, per gli americani, essere al di sopra dei luoghi comuni; fuori da ogni banalità; fuori dal gregge. E esserci, naturalmente, in modo naturale, disinvolto: con stile. La donna "Tops" vive in una casa confortevole e molto personale. È sempre pettinata e truccata con un tocco che la distingue, pur senza farla additare. È vestita con proprietà; ma in un modo suo, in un modo diverso. Mi chiedevo, infatti, il segreto di questo stile. Mi chievevo se la personalità di una donna potesse trovare nel mondo esterno i coefficienti di questo suo modo di essere: così particolare; ma così pulito, così affascinante, così sensibile. Finchè non mi è capitato di essere invitata per un certo periodo in casa di una donna "Tops"; un'italiana deliziosa, sui trent'anni, segretaria di una grande azienda, vissuta per lunghi periodi in Germania e in Francia. Spio i suoi movimenti e cerco il segreto della sua dolcissima sicurezza. Godo, rapita, il nitore della sua casa, tutta colore, tutta luce, tutta serenità. Mi stupisce, al tatto, lo spessore fluido del suo tappeto giallo oro, davanti al camino.
"Che cosa è?", chiedo. Nei suoi occhi passa una scintilla divertita. "Lana, cotone, seta? Che materiale è, così caldo e luminoso?"
"Dralon. Ho risolto ogni cosa, con il Dralon". E mi spiega di avere conosciuto questa fibra meravigliosa in Germania, durante un suo soggiorno, e di averla adottata immediatamente per la sua casa, ora che si vende anche in Italia. Tende in Dralon; e ricoperture per divani e poltrone; e tappeti; e certe tovagliette che dànno alla sua tavola uno stile inconfondibile. Poi ha scelto in Dralon anche i suoi completi di maglia.
Guardo a bocca aperta il suo golf impeccabile: "non è cachemire?"
"Il mio golf? È in preziosissimo Dralon. Ogni donna, specie se lavora e ha poco tempo a disposizione per sè, dovrebbe avere un suo segreto per essere a posto e sentirsi a suo agio in ogni momento della giornata. Il mio segreto è questo: venga." Mi fa vedere che lava il suo golf come un qualunque fazzoletto; lo preme tra le mani; lo mette ad asciugare disteso su di una salvietta di spugna. "Domattina è già pronto. Senza stirarlo, già in forma e non sciupato in alcun modo da queste continue lavature, potrò rimetterlo: non trova che il colore turchese mi stia particolarmente bene con questa collana di perle, nuova nuova?"
Ecco, è così. Ora tutto mi si mette a fuoco: lo stile di una donna "Tops" è fatto di sicurezza. Il Dralon, così bello, morbido, pratico; così adatto alla vita d'oggi e alla donna di oggi, è la sua sicurezza, il suo gioco di prestigio: che le permette, dalla sera alla mattina, di indossare lo stesso golf, il golf che sta bene con le sue perle nuove nuove, ma di indossarlo pulito, fresco, profumato di bucato.
E la capisco: specie ora che lavo le mie maglie in Dralon con la lavatrice e che me le rimetto ogni giorno più belle del giorno prima.



Marjorie County
      (inserzione)
Selezione dal Reader's Digest - settembre 1964

domenica 11 dicembre 2011

Lasciamo leggere i fumetti ai ragazzi




Spesso le mie amiche mi chiedono agitate: " Voi permettete che i vostri bambini leggano i fumetti?"
[…] Certo che permetto ai (miei) bambini di leggere i fumetti! D’altra parte come potrei impedirlo? I fumetti sono nell’atmosfera del nostro tempo, come le astronavi. Quando il mio figliolo maggiore tornò a casa dopo il primo giorno di scuola, con il suo primo giornaletto che parlava di un vecchio papero chiamato Zio Paperone, era sotto l’influsso di qualcosa maggiore di noi. L’atmosfera bizzarra ed esilarante di Paperopoli è uno scenario e un insieme di personaggi, di cui sono partecipi quasi tutti i bambini. Proibire questo ai miei figli mi sarebbe parsa un’indebita intromissione nella loro cultura naturale.
[…] Quello che i ragazzi leggono sono le pubblicazioni dedicate ai piccoli animali, ai bambini e ad altri stravaganti personaggi i cui nomi sono diventati familiari in tutto il mondo. I personaggi di Walt Disney dominano il campo, ma ce ne sono altri come l’anatra Daffy, Porcellino, l’energetico Bunny, che hanno le stesse doti d’astuzia e di pronto ricupero. […]
La loro caratteristica principale anzi il loro compito principale, è d’esser abbattuti e pestati e di rialzarsi intatti.
Ci vorrebbe una tesi di laurea per documentare a dovere il loro mondo, ma forse è utile far notare che questo rappresenta per i bambini un grande sollievo dai libri di lettura della scuola. "Nel nostro libro di lettura" mi disse una volta il mio figliuolo maggiore con aria sprezzante "i bambini sono tutti vestiti a puntino e sono tutti a modo". […]
È curioso come nel mondo dei fumetti non ci siano, in pratica né padri né madri. Ogni personaggio è affidato a se stesso, è assolutamente indistruttibile, "duro", per necessità, intraprendente, consapevole dei tranelli di cui è pieno il mondo. Non ci sono tra loro palloni gonfiati. Per la sicurezza di sé, alcuni sembrano discendere direttamente da Tom Sawyer, tranne che sono moderni, come lo è il mondo dei nostri figli. Guidano veloci automobili sport, maneggiano denaro, partono per l’Africa o per lo spazio interplanetare, senza darsi pensiero dello spazzolino da denti. Eppure, nonostante la profusione delle loro avventure, sono disarmanti, perché sono chiaramente delle piccole creature che si aspettano il peggio, che fanno affidamento sulle proprie risorse per farvi fronte. Ed è raro che siano crudeli.
L’umorismo non è soltanto farsesco: è un continuo commento al nostro tempo. La scena pullula di spie internazionali, di elicotteri e di scienziati bizzarri. […]
Si pubblicano ogni anno migliaia di pagine di queste baggianate. Eppure i migliori di questi giornaletti dimostrano una fantasia sbrigliata, ma sempre calzante. […]
Questi giornaletti da pochi soldi fanno alcune cose che soltanto le opere letterarie riescono a fare. Offrono al lettore una schiera di amici indimenticabili. Paperino e Topolino, Bunny e Pippo e tutti gli altri hanno una loro identità: sono persone in carne ed ossa, vive e parlanti, fatte diverse l’una dall’altra. Portano il bambino in un mondo tutto ispirato al paesaggio naturale con montagne che riservano sorprese, rupi da cui si precipita, città in cui ferve la vita e pianure dove regna la solitudine. È un mondo molto più vasto e più vario che non quello ristretto e manierato che oggi figura in troppi libri per bambini. […]

Neal Gilkyson Stuart
Selezione dal Reader's Digest - settembre 1964

lunedì 5 dicembre 2011

Lo sport di cavalcare le onde



Il Surfing, che era un tempo lo sport dei re hawaiani, oggi attira migliaia d'appassionati sulle spiagge dove s'infrangono le onde dell'oceano

   Le onde dell’oceano sono formidabili, belle, seducenti e pericolose, e “cavalcarle” dà una strana sensazione. Mettetevi bocconi su un lungo e stretto zatterino di legno; remate con le braccia finché sarete nel punto giusto, alla giusta velocità e d’improvviso filerete sull’acqua a una velocità variante dai 30 ai 50 chilometri l’ora. Il surfer, cioè l’adepto di questo sport, si mette in piedi sullo zatterino bilanciandosi sulle gambe per mantenere l’equilibrio. Ora tocca i 65 chilometri orari e al tempo stesso scivola giù per la parete d’acqua. In breve, si muove contemporaneamente su tre dimensioni, mentre alle sue spalle la massa dell’onda lo insegue con il suo fragore primordiale.[…]
   L’onda marina è un fenomeno singolare. Non è altro che un’ondata d’energia che passa attraverso l’acqua, senza portare acqua con sé. In alto mare le onde arrivano talvolta ad altezze enormi (ma) non sono pericolose per una nave ben costruita, perché non si frangono.
   È quando arrivano ai bassifondi che diventano pericolose: qui, dopo un viaggio che può essere di qualche migliaio di miglia, l’energia s’esaurisce, subentra la forza di gravità. L’onda tocca la sua massima altezza, si frange, e tonnellate d’acqua precipitano giù.
   Ogni onda ha un suo modo di morire. Se è troppo grossa e se la riva scende in mare bruscamente l’onda si incurva formando un massiccio tunnel d’acqua che esplode in un gran turbine di spuma. Nessun surfer che abbia la testa a posto cercherà di cavalcare un’onda del genere.
   Ma se si frange dalla cima senza rompersi per tutta la sua lunghezza, la grossa onda fa la delizia del surfer. È allora che egli può valersi del suo zatterino di legno e della sua abilità. […]
Il Surfer, scelta la sua onda, si sdraia bocconi sullo zatterino, si guarda alle spalle e quando il frangente arriva, comincia a nuotare. Se ha calcolato bene la propria velocità e se ha stabilito esattamente quale sia il culmine dell’onda, il surfer “parte” di colpo. Si rizza in piedi. Ha davanti a sé il lungo declivio dell’onda e alle spalle il frangente che lo incalza. Sente due rumori: il sibilo dello zatterino che taglia l’acqua e il fragore dell’onda che si frange. Questa è l’essenza del surfing; l’equilibrio tra caos e padronanza di sé, ed è questo che agisce sui surfers come una droga.
   A questo punto il minimo errore può avere conseguenze disastrose. Se il surfer va troppo veloce, lo zatterino può schizzar via dall’onda. Per un istante spaventoso egli resta sospeso in aria prima di precipitare in acqua.
   Oppure il surfer può esser sorpreso dal frangersi d’un cavallone che rovescerà su di lui qualche tonnellata d’acqua. […]
   Sono molte le coste che hanno spiagge adatte a questo sport: nella sola California Meridionale se ne contano quasi 300. In qualsiasi week-end di bel tempo, nella California Meridionale, nel Sudest dell’Australia o nelle Hawaii, si possono vedere gli appassionati di questo sport, con i loro zatterini fissati sul tetto delle automobili, simili a smisurati sci, diretti a una spiaggia che abbia una buona risacca. Chi li segue e si ferma a osservarli capisce che questa del surfing non è una mania passeggera. Splendida gara tra l’uomo e la natura, è uno degli sport più emozionanti di tutti i tempi.
 

lunedì 28 novembre 2011

Ho fatto una scoperta entusiasmante: il SERVOCUCINA !




   Evviva!    Siamo libere da un'altra schiavitù: abbiamo finito, finalmente, di fare le "esperte in meccanica."   Il Servocucina e i suoi 7 elettrodomestici sono sempre pronti: invece di smontare, innestare, sostituire i pezzi per i differenti usi, con il Servocucina basta premere un bottone!
   Come è fatto e come si usa il Servocucina?   La spiegazione è semplicissima: su di un piatto rotondo (al quale darete un posto fisso sul ripiano della credenza o sul frigorifero a tavolo) sono montati diversi apparecchi: frullatore, macinacaffè, tritaghiaccio, grattugia, tritacarne, apriscatole e spremi agrumi.   Per usare uno di questi 7 apparecchi, basta premere il pulsante e far girare il piatto: ecco davanti a voi bell'e pronto, il frullatore o il tritacarne, il macinacaffè o la grattugia.... quello
insomma di cui avete bisogno al momento.   Non dovete più smontare niente!   È sempre pronto!
   Un altro vantaggio del Servocucina è la praticità di lavaggio: ogni gruppo può venire staccato con facilità e lavato senza noiosi "smontaggi" e "ricostruzioni". È di massima risorsa nelle piccole cucine: le sue dimensioni, infatti, consentono di tener raggruppati in un solo punto tutti quegli elettrodomestici che servono lì per lì.   E averli tutti pronti, a portata di mano, ce ne rende l'uso più immediato, più frequente.   Preparare "pranzetti speciali" sarà molto più divertente e facile, e tutti in famiglia applaudiranno voi e il Servocucina.
   Costruito in materiali robusti e resistenti - acciaio, alluminio, nylon e vetro pesante - è un apparecchio solido che, alla pari del frigorifero, arricchirà la vostra cucina per sempre.  [...]   Il suo prezzo è pienamente giustificato dalla durata dei materiali, dalla perfetta efficienza dei 7 elettrodomestici e dalla molteplicità e praticità delle sue prestazioni.    Apprezzatissimo nelle famiglie numerose, è l'ideale per le giovani coppie anche perchè non richiede manutenzione.    Funziona sempre a meraviglia!  Il Servocucina è il regalo per la donna di casa, per gli sposi, per chi vuole essere "servito come si deve!".

Nucci Cima
Selezione dal Reader's Digest - giugno 1964

mercoledì 23 novembre 2011

È proprio necessario andare sulla Luna (Selezione dal Reader's Digest)



È sempre più evidente che il progetto di far arrivare un Americano sulla Luna entro il 1970 è stato concepito affrettatamente e con scarso criterio.   Il Congresso degli Stati Uniti dovrebbe metter fine a un tale enorme spreco di denaro e di talento scientifico.


Alla base aerea Edwards nel deserto californiano di Mojave si può sentire il fragore del più grande motore a razzo del mondo, la cui potenza equivale quella di 48.000 locomotive.  [...] In Florida, si sta costruendo un hangar, destinato ai tre stadi del missile Saturno V, che sarà l'edificio più vasto del mondo, molto più vasto del Pentagono.
    In tutti gli Stati Uniti, lavori in appalto per il progetto Apollo, cioè la grande impresa americana per fare arrivare uomini sulla Luna entro il 1970, stanno trasformando paesi in città e città in metropoli.
    Nel progetto Apollo sono interessati in un modo o nell'altro tutti i 50 Stati della Confederazione americana, migliaia d'imprese indipendenti e milioni di lavoratori.   Si calcola che comporterà una spesa tra i 20 e i 40 miliardi di dollari, l'impresa più costosa che sia stata mai affrontata dall'umanità.
    Il Congresso americano approvò il progetto nel 1961 dopo il volo intorno alla terra del cosmonauta sovietico Yuri Gagarin e dopo il disastro della Baia dei Porci a Cuba.   Si sperava con ciò di ristabilire il prestigio dell'America.   Nel 1962, il Congresso ribadì il suo consenso al progetto raddoppiando il bilancio delle imprese spaziali.   Ora, però, esperti militari, scienziati, parlamentari e contribuenti hanno dubbi in proposito. [...]

    Eccone i loro principali motivi:

1. Lanciare un uomo sulla Luna non è essenziale alla difesa della nazione.
[...] Nessuno pensa che il possesso della Luna - distante 385.000 chilometri - procurerebbe un vantaggio strategico.
I Russi potrebbero approfittare del fatto che gli Americani sono impegnati nell'impresa lunare per perfezionare le loro operazioni nelle zone militarmente importanti, tra i 150 e i 750 chilometri al di sopra della Terra.
[...] i critici della corsa alla Luna sono del parere che il denaro destinato a questo programma dovrebbe essere speso invece per sfruttare lo spazio a scopi militari o che, per lo meno, gli Stati Uniti dovrebbero creare un sistema di spionaggio globale, in cui siano inclusi satelliti con uomini a bordo, per scoprire, osservare, seguire, registrare e analizzare ogni movimento nello spazio.

2. Il valore scientifico che ci si aspetta di ricavare da quest'impresa non ne giustifica il costo.
[...] ci siamo imbarcati nell'esplorazione dello spazio non per i vantaggi scientifici o militari che potrebbero derivarne, ma per ragioni di prestigio nazionale.   È uno sforzo che richiede una tale concentrazione di risorse umane e finanziarie da compromettere seriamente l'avvenire della nazione.

3. I vantaggi che l'economia potrebbe ricavare dai "sottoprodotti" tecnologici dell'impresa sono stati sopravvalutati.
Le conoscenze acquisite incidentalmente nel corso del progetto Apollo daranno certamente alcuni preziosi "sottoprodotti".    Ma fino a che punto giustificheranno la spesa che il progetto stesso comporta? [...]

4. Fare del lancio sulla Luna una questione di prestigio nazionale è un'assurdità.
[...] Se alla fine di questo decennio, i Russi saranno arrivati sulla Luna e noi no, ma noi saremo riusciti invece a rinnovare le nostre città e i nostri mezzi di trasporto, ad abolire in pratica i tuguri e la delinquenza, ad attuare il miglior ordinamento scolastico, chi avrà maggior prestigio e chi sarà più ammirato nel mondo?
[...]

Blake Clark
Selezione dal Reader's Digest - marzo 1964