domenica 15 gennaio 2012

Il MEC sei anni dopo




In una strada di Roma un vistoso cartellone pubblicitario esalta i pregi di un'automobile.   "È la macchina che fa per voi" dice press'a poco il testo "perchè è più solida", più comoda e più economica".   Il fatto notevole di tale pubblicità è che la vettura in questione sia di marca tedesca.   Lo scorso anno quasi 200.000 macchine straniere - di 50 marche diverse -  sono state vendute in Italia, un mercato ch'era un tempo gelosamente protetto e dominato da una grande fabbrica italiana.
Questo è un esempio tipico di ciò che avviene in tutti i Paesi del Mercato Comune, ora al suo settimo anno di vita.    Infatti l'idea brillante di fondere una mezza dozzina di Paesi in un'unica zona di scambi con 173 milioni d'abitanti sta dando i suoi frutti.   Mentre l'incremento del commercio mondiale, dal 1958 a oggi, è stato inferiore al mezzo per cento, gli scambi tra i sei componenti del MEC sono più che raddoppiati. [...]
Viaggiando nel cuore del continente, si avverte l'esistenza d'alcuni grandi centri di potenza economica, situati come pulsanti dinamo nel ben noto paesaggio: Francoforte, il fulcro commerciale della Germania dell'Ovest; Dussendorf, il posto di comando della rombante Ruhr; Parigi, con la sua enorme concentrazione d'industrie; il triangolo industriale Milano-Torino-Genova; il denso agglomerato urbano del Benelux.   Una flotta d'aviogetti di medio raggio e gli ultramoderni treni "Trans-Europop-Express" (TEE) fanno la spola tra i fortilizi.   Non sono più necessari i passaporti per i cittadini dei sei Paesi d'Europa che varcano i confini nazionali all'interno del MEC (bastano carte d'identità debitamente vidimate). [...]
Il Mercato Comune ha ormai superato il punto da cui non si torna indietro.   Il Francese beve birra tedesca; la bimba olandese giuoca con una bambola italiana; la segretaria belga ha una borsetta francese fatta con plastica tedesca; l'acciaio francese costruisce un palazzo tedesco: tutto questo è Comunità in atto.[...]
L'economia italiana, che fino a poco tempo fa aveva fatto i progressi più impressionanti nell'ambito della Cominità, quest'anno ha cominciato a tentennare per una notevole pressione inflazionistica e una fuga di capitali causate dalla spirale prezzi-salari e dalla paura suscitata negli investitori dal governo di centro sinistra, con la sua tendenza al socialismo.   Ma un prestito di un miliardo e 225 milioni di dollari - concesso quasi per intero dagli Stati Uniti - ha contrinuito a rinsaldare la situazione economica.   E le difficoltà del momento non tolgono nulla a quel che è stato compiuto.   L'Italia, un tempo nota sui mercati esteri soprattutto per le paste alimentari, i vini e i prodotti ortofrutticoli, è oggi il terzo produttore d'acciaio della Comuità Europea.   Le sue industrie chimiche si sono rapidamente estese, le raffinerie di petrolio moltiplicate; le sue macchine per scrivere e per cucire hanno invaso l'Europa.   Nel 1963 la sua produzione automobilistica ha superato del 25 per cento quella dell'anno precedente: un primato europeo.   Sta di fatto che il commercio dell'Italia nel Mercato Comune è triplicato dal 1958, e un temporaneo rallentamento può contribuire a consolidare i suoi progressi.
Così, a metà strada del suo periodo d'incubazione previsto in 12 anni, il Mercato Comune è una cosa viva per un gran numero di persone.   Molto rimane ancora da fare.   Per tanti Europei il "disarmo delle dogane" è solo il primo passo verso una più estesa integrazione: cioè, un sistema di trasporti unificato, un'unica politica per le fonti d'energia, una coordinazione delle leggi fiscali e del lavoro e, in fondo alla lunga strada, l'unificazione politica.

Ernest O. Hauser
(Selezione dal Reader's Digest - agosto 1964)

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