martedì 19 marzo 2013

STORIE DEL SUD - Lavoravo per 350 lire all'anno


dopo anni di fame, gli assegnano un podere della riforma agraria, ma subito il fisco gli fa pagare le tasse, gli arretrati si accumulano, i figli se ne vanno.   Ora, nella casa senza luce elettrica, il "proprietario" aspetta che vengano a sequestrargli il mulo.
"Io facevo il trainiere, cioè sapevo portare il carro, sapevo come si deve fare coi cavalli e coi muli: insomma ero uno specializzato, e per questo il mio padrone mi dava 350 lire ogni anno.   Questo accadeva subito  dopo la guerra nel mio paese, [...] la moneta aveva perduto il valore e dovevano darcene di più: prima ci pagavano molto di meno.   Con 350 lire, in quel tempo, si comperava un pacchetto di sigarette americane alla borsa nera"
[...] Un "trainiere", riprende, "sta sempre meglio degli altri contadini.   Difatti io guadagnavo 350 lire, e gli altri soltanto 200.   Ci pagavano alla vigilia di Natale, [...].   Era meglio non pensare che avevamo lavorato tutto un anno per poi trovarci in mano quella miseria.
"il capoccia invece diceva che era anche troppo, perché il padrone ci dava anche da mangiare.   "Di che ti lamenti?", mi diceva. "Ogni mese che passa ti prendi venti chili di pane, un chilo di sale un litro d'olio: e quando è tempo di mietere e di trebbiare ti prendi anche 25 litri di vino". [...]
"[...] i contadini di una volta lavoravano molto di più e parlavano molto di meno, non erano come noi mai contenti di niente.   "Tu vedi 350 lire", mi diceva, "e pensi che sono poche perché vorresti comperarti i vestiti come i signori, e le scarpe di vernice, e magari un bel cappello e anche andare all'osteria col sigaro in bocca.   Ma lo sai che adesso c'è la democrazia e il padrone che ti dà 350 lire deve pagarne ancora migliaia e migliaia per te, alla democrazia?"
"E io gli chiedevo perchè il padrone doveva dare i soldi alla democrazia, e perché non li dava a me che mi servivano, anche una parte, e l'altra parte poteva darla alla democrazia, tanto lui doveva pagare lo stesso per me.   "Non si può", rispondeva il capoccia, "non si può perchè perchè quelli sono i contributi.   Lo ha detto il Presidente, e il Presidente è come il Re".   Io non sapevo bene che cosa fosse la democrazia, però mi avevano spiegato che cosa sono i contributi; sarebbe che il padrone paga e se poi il contadino si ammala, viene il dottore e non costa niente. [...]   E poi, quando il contadino ha lavorato tutta la vita e ha fatto sempre il suo dovere, non deve lavorare più e gli danno i soldi lo stesso, tutti i mesi all'ufficio postale.
[...]

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