La scuola italiana è dunque arrivata alla grande svolta. La legge 31 dicembre 1962, numero1859, che istituisce la nuova scuola media come scuola obbligatoria e gratuita, per "elevare il livello generale di educazione e d'istruzione di tutto il popolo, accrescendo le sue possibilità di partecipare e di contribuire ai valori della cultura e della civiltà", rappresenta una delle più radicali e profonde trasformazioni che l'ordinamento dei nostri studi abbia subito nel corso della sua storia. [...]
La scuola media unificata, che in base al decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'11 maggio 1963 ha cominciato a funzionare il 1° ottobre scorso , è destinata a sostituire, nel giro di un triennio, ogni tipo di scuola secondaria inferiore del vecchio ordinamento. Sua funzione è quella di accogliere, nel delicato periodo che segna il passaggio dalla fanciullezza all'adolescenza, tutti i ragazzi italiani, senza distinzioni di ceto o condizione sociale: per concorrere ad assicurar loro [...], "un'educazione e un'istruzione aperte, tali cioè da potersi naturalmente sviluppare ed integrare in ordine a studi ulteriori e ad attività professionali".
Non per nulla, evidentemente, la portata di questa riforma è stata definita rivoluzionaria. "ai fini di una società che favorisca in ciascuno il pieno sviluppo della propria personalità e che ne postuli, quindi, l'educazione integrale e l'inserimento nelle funzioni sociali della vita democratica - precisa la parte introduttiva del testo di legge - la scuola media si struttura come sostanzialmente unica e, in collaborazione con la famiglia, orientativa per tutti"; "si caratterizza in modo eminente, come scuola formativa".
Innovatrice anche sul piano metodologico, la legge si astiene dal fornire ai docenti particolari istruzioni, per limitarsi ad alcune "indicazioni", prima fra tutte l'invito a "personalizzare" l'insegnamento; giacchè lo Stato, si assicura, altra metodologia educativa non ha, se non quella di "favorire la responsabile libertà degli insegnati in una inventiva didattica, che sia effettivamente rivolta a raggiungere le mète dell'istruzione di base". Concedendo non solo ai docenti, ma agli stessi alunni la possibilità di scegliere liberamente le letture preferite; raccomandando di "far nascere la regola dal testo", anzichè adottare, come si è fatto sino ad oggi, il procedimento inverso; limitando le prove di memoria, e rifiutando lo sterile nozionismo su cui appariva fondato per tanta parte l'insegnamento tradizionale del passato, i programmi della nuova scuola media si mostrano coerentemente ispirati a quei principi di attivismo, che la moderna pedagogia considera i più adatti a soddisfare le naturali esigenze dei giovani, a sviluppare gli interessi, a stimolarne le capacità, a metterne in luce inclinazioni ed attitudini.
Tagliando il nodo delle lunghe, appassionate polemiche tra sostenitori ed avversari dello studio del latino, i legislatori hanno adottato una soluzione di carattere intermedio: nella seconda classe, l'insegnamento dell'italiano viene integrato con prime, elementari conoscenze di latino, che consentano di dare a tutti gli alunni un'idea delle affinità e differenze fra le due lingue; nella terza classe, il latino diventa materia facoltativa autonoma, le cui lezioni saranno riservate ai ragazzi che intendano poi accedere al liceo classico.
L'insegnamento dell'italiano si fonda, secondo i nuovi programmi, sulla lettura. "È lasciata all'insegante eguale possibilità di scelta fra scrittori dell'antichità classica, o stranieri in buone traduzioni, e scrittori italiani, in modo che la ricerca dei valori artistici, culturali ed educativi si estenda in una più ampia area umana". Nessuna indicazione normativa, dunque: i docenti potranno scegliere l'Iliade come la Chanson de Roland, la Divina Commedia come il Don Chisciotte. Oltre a questi testi, gli scolari dovranno leggere, nel secondo e nel terzo anno della 'media', un'opera narrativa moderna.
Rivoluzionato è lo studio della grammatica e della sintassi: in luogo di apprendere le regole sistematicamente, com'è avvenuto finora, gli alunni vengono aiutati a scoprirle col metodo induttivo, attraverso la lettura dei testi. Analoghi criteri sovrintendono alle composizioni scritte, che si raccomanda siano ispirate dalla vita quotidiana dei ragazzi, escludendosi invece i riassunti e le analisi estetiche. Anche per lo studio delle lingue straniere, che diventa obbligatorio fin dalla prima classe, si caldeggia il metodo induttivo. L'insegnamento dell'inglese o del francese, del tedesco o dello spagnolo assume un carattere eminentemente pratico, volto al fine di consentire anche agli alunni che lascino la scuola a quattordici anni di comprendere la lingua studiata e di usarla direttamente, almeno per le esigenze della vita di tutti i giorni. Lo studio della storia, che segue il cammino delle varie civiltà, dalle origini ai giorni nostri, secondo la ripartizione tradizionale, viene integrato da elementi di educazione civica, con particolare riferimento ai principi della Costituzione italiana. Dal mondo più prossimo a quello più lontano - è il criterio cui si uniforma l'insegnamento della geografia: si comincia con lo studiare la regione in cui si vive, per passare negli anni successivi all'Italia, all'Europa, agli altri continenti.
Dall'astratto al concreto - è, analogamente, il criterio cui la nuova scuola media intende improntare lo studio della matematica, al quale ora si affianca quello di una materia inedita: osservazioni ed elementi di storia naturale, destinati ad "educare gli allievi all'osservazione, alla riflessione ed alla sperimentazione dei fatti e dei fenomeni". L'educazione artistica, che si sostituisce al disegno, lascia all'insegnante la massima libertà circa la scelta dei soggetti e dei mezzi espressivi. La massima libertà è prevista pure nel campo dell'educazione musicale e in quello delle applicazioni tecniche: due materie che il nuovo ordinamento rende obbligatorie nel primo anno, facoltative negli altri. La licenza media pone i giovani di fronte alla prima, grande scelta della loro esistenza. Quanti decideranno di proseguire gli studi potranno optare per sedici tipi di scuole secondarie superiori (dalla scuola media ora si accede anche al conservatorio e al liceo musicale). Per entrare al ginnasio-liceo classico - che rimane l'unica scuola dalla quale si possa avviarsi a tutte le facoltà universitarie, compresa quella di lettere e filosofia - occorrerà superare un esame integrativo di latino, qualora lo studio del latino non sia già stato scelto come materia facoltativa nella scuola media. Senza esami supplementari si potrà invece entrare al liceo scientifico, al liceo artistico, all'istituto magistrale, agli istituti tecnici (agrario, commerciale e per geometri, industriale, nautico, femminile), agli istituti professionali (per l'industria e l'artigianato, per il commercio e alberghiero, femminile, per l'agricoltura), agli istituti e scuole d'arte.
La maturità scientifica apre le porte di tutte le facoltà universitarie, esclusa quella di lettere e filosofia (per la quale è indispensabile, come s'è detto, la maturità classica), ma compresa quella di giurisprudenza. La maturità artistica può condurre alla facoltà di architettura come all'accademia di belle arti. Il diploma magistrale consente di entrare al magistero, alla facoltà di lingue e letterature straniere o all'istituto superiore di educazione fisica.
Eccettuato l'istituto tecnico femminile, dal quale si può accedere solo alla facoltà di lingue straniere o all'istituto superiore di educazione fisica, tutti gli istituti tecnici danno ormai praticamente il diritto di proseguire gli studi nelle facoltà di economia e commercio, scienze statistiche e attuariali, lingue straniere, istituto navale, istituto di educazione fisica. Con i diplomi dell'istituto tecnico agrario, di quello industriale e di quello per geometri si può inoltre accedere alle facoltà di chimica industriale e di scienze matematiche, fisiche e naturali. Dall'istituto tecnico agrario e per geometri, infine, si può proseguire per la facoltà di agraria; dagli istituti tecnici per geometri, nautici e industriali, per la facoltà d'ingegneria.
Il corso di studi più lungo rimane quello che conduce alla laurea in medicina: dopo i tre anni della scuola media e i cinque del liceo classico o scientifico, occorre affrontare sei anni di università. Seguono gli studi d'ingegneria, architettura e chimica industriale, per i quali sono necessari cinque anni di università. Quadriennale resta la durata dei corsi delle altre facoltà universitarie.
L'importanza dello sforzo compiuto dai legislatori per rionnovare struttura e metodi della scuola media, nel momento in cui se ne spalancano le porte a tutti i ragazzi fra gli undici e i quattordici anni, e per adeguare alle mutate esigenze dei tempi l'ordinamento degli studi superiori, traspare chiaramente anche da questi rapidi cenni. Ai docenti resta affidato il compito di rendere feconde e operanti, con l'insostituibile apporto delle loro cultura e competenza, le riforme ora varate; ai giovani va l'augurio che la nuova scuola possa sempre meglio prepararli alla vita, farli consapevoli del loro avvenire.
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